IMPARARE

Operare con gli artefatti e i prodotti biologici permette di sviluppare competenze reticolari, riferite a diversi tipi di conoscenza, e di imparare a utilizzare strutture, procedure e linguaggi tipici di tali saperi.
I bambini sono utenti di tecnologia, soprattutto di giocattoli e utensili di vita quotidiana, ma sono per lo più utenti inconsapevoli, oppure utenti che comprendono solo gli aspetti superficiali e non gli aspetti della funzionalità interna: essi devono essere guidati alla comprensione della dimensione tecnologica della realtà che li circonda, di come i prodotti della tecnologia costituiscano potenti strumenti di estensione delle prestazioni umane, ma anche di come siano i valori di una società a determinare ogni scelta di utilizzo e di sviluppo delle tecnologie stesse.
La realtà tecnologica ed i saperi che l’accompagnano devono essere presenti nel percorso scolastico, il loro studio richiede sia momenti di insegnamento specifico sia momenti di attività trasversale, strettamente correlati con altre discipline e da svolgere in compresenza con altri insegnanti.
L’attività ludica che domina nella scuola dell’infanzia deve trovare seguito e sviluppo nella scuola primaria, in modo da favorire le acquisizioni dei concetti scientifici di base.
Prima dei concetti scientifici veri e propri è necessario insegnare quelli “pro-scientifici” (concetti di sistema, interazione, proprietà, ecc.) ed esplicitare gli atteggiamenti scientifici da acquisire. Il “metodo scientifico” comporta anche l’osservazione accurata e sistematica, l’analisi, la classificazione e la definizione dei fenomeni.
Si richiede di mettere in relazione fatti ed eventi separati nel tempo e nello spazio e di associare questi ai concetti che si hanno nella propria mente. La verbalizzazione evidenzia che ogni bambino descrive in modo diverso l’esperienza, e dipende dalle conoscenze che il bambino possiede.
Questo conferma l’importanza del lavoro preparatorio a monte di un esperimento, delle discussioni cliniche, delle mappe mentali, per avere ragionevoli speranze che l’azione “veicolante” di concetti nuovi, associati a quell’esperienza, abbia successo.
“…non si impara dalla tecnologia, come non si impara
dall’insegnante. Si impara attraverso il pensiero:
pensando a cosa si sta facendo o alle cose in cui si crede,
cosa altri hanno fatto o sulle cose in cui altri credono,
pensando al processo che il pensiero svolge. Il pensiero
media l’apprendimento. L’apprendimento è il risultato
del pensiero”.
(David Jonassen – professore di Instructional Systems alla Pennsylvania State University, 2005)

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